Il Re Tagliamento

Re dei fiumi alpini, sacro alla storia e alla Patria

L’antico Tiliaventum, porta dei traffici tra Europa e Mediterraneo

Il confine est della Richinvelda, dell’attuale territorio comunale, è segnato dal percorso del Tagliamento, il più lungo e importante fiume del Friuli-Venezia Giulia. Nasce dal Passo della Mauria nelle Alpi Carniche, e lungo un percorso di 170 chilometri sfocia nel Mar Adriatico, tra le località marittime di Lignano Sabbiadoro e Bibione, ossia nel Golfo di Venezia. Il Tagliamento divide in due le province geografiche di Pordenone e Udine e, alla sorgente e alla foce, divide anche le regioni del Veneto e del Friuli. Il suo bacino è esteso per quasi tremila chilometri quadrati e dal punto di vista idrografico è l’unico fiume dell’intero arco alpino italiano, e uno dei pochi in Europa, a conservare la morfologia originaria dei canali intrecciati nella quale un ampio e profondo letto ghiaioso accoglie la rete di corsi d’acqua, tra loro confluenti e intrecciati, rimasta pressoché inalterata nel tempo. Questa sua caratteristica unita al suo ecosistema fluviale unico nella sua floridezza, il Tagliamento viene denominato in idrografia come il “Re dei fiumi alpini”. La sua posizione strategica, collocato tra i valichi delle Alpi e l’Adriatico porte di comunicazione con l’Europa settentrionale e orientale e con il Mediterraneo e il Vicino Oriente, ha permesso al Tagliamento di essere uno dei fiumi più importanti nella storia dei popoli ivi stanziati e dei loro traffici nel commercio, nelle migrazioni, nelle guerre. Per il territorio friulano esso ne ha segnato la storia dall’antica Roma dell’espansione, dell’impero e delle invasioni barbariche, alla storia patria italiana dal Risorgimento alle guerre mondiali. L’immagine frontale del Tagliamento che scorre sinuoso, ramificato sorgendo dalla catena alpina è diventata uno dei simboli geografici ed estetici maggiori del Friuli-Venezia Giulia ed è stato adottato dall’istituto del credito cooperativo del Friuli occidentale come proprio logo aziendale.

L’antichità del Tagliamento è confermata dall’etimo derivante dal latino. La prima attestazione confermata è dello scrittore romano Plinio, che nella sua Naturalis historia lo cita come “Tiliaventum Maius Minusque”. Tiliaventum è un vocabolo composto che significa “fiume dei tigli” e perciò “luogo dei tigli” traducendo la prima parte con l’indoeuropeo telia o tilia il cui significato è proprio “tiglio”. Accanto a questa interpretazione vi è una seconda che fa derivare il nome da telo, parola celtica che significa “sorgente” e quindi il nome completo: “sorgente d’acqua”. Tuttavia circolano anche altre versioni sul nome Tagliamento. Alcuni lo associano, data la sua dizione carnica in “Tuliment” ad altri vocaboli esprimenti luoghi del Friuli e della vicina Slovenia come “Tolmezzo”, capoluogo della Carnia, così come “Tolmin” e “Tolminka” quest’ultimo affluente sloveno dell’Isonzo. Vocaboli composti le cui parti significano entrambe “confine” Tul dal Vicino Oriente e il latino limen. Oppure considerando il suffisso latino Ventum, la parola latina potrebbe significare “confine dei veneti”. Inoltre, esiste anche una leggenda tramandata a Forni di Sopra, comunità della Carnia che è sempre stata in lite con quella di Lorenzago situata nel Cadore per la fissazione del confine. La disputa fu vinta da Lorenzago grazie ad un imbroglio. Ebbene, la famiglia di Forni di Sopra il cui rappresentante partecipò alla disfida si chiamava “Tarandans”, nome il cui etimo riporta alla Turchia e precisamente da una regione come la Paflagonia, che il mito vuole come patria originaria dei Veneti. Oggi, il fiume Tagliamento viene denominato Tiliment nel friulano standard, Tilimint nel friulano occidentale, Tuliment in carnico, Tajamento in veneto. Gli abitanti dell’Udinese e del Pordenonese chiamano il fiume come la “Grava” oppure aghe o aga e l’altrui territorio rispettivamente “di là da l’aghe” e “di là da l’aga”.

L’ultimo dei selvaggi d’Europa

Il Tagliamento possiede nove grandi affluenti che portano acqua su ambo le sponde: il Lumiei, il Degano, il But, il Fella, il Leale, l’Arzino, il Cosa, il Ledra e il Varmo. È un grande fiume a carattere torrentizio con grande apporto detritico e con movimento tortuoso delle acque, con erosioni continue visibili chiaramente dal satellite, mostrando il bianco calcare dolomitico calcareo dei suoi sassi, ghiaie e sabbie. Il suo letto è composto da ghiaie policrome che riflettono la composizione litografica del bacino montano: rocce calcaree e dolomia, ma anche arenaria ed elementi di origine vulcanica. Come già accennato poc’anzi, per la caratteristica dei canali intrecciati originari mantenuti intatti, l’ecosistema ricco, lo scarso intervento umano, l’apporto alla foce di sedimenti di dolomia bianca e di rocce vulcaniche ne fanno l’ultimo fiume selvaggio di Europa.

Il Ponte della Delizia e il tratto tra Valvasone e Codroipo

Il tratto che lambisce il territorio della Richinvelda appartiene al medio corso del fiume, il “Medio Tagliamento”, gli argini naturali tuttora visibili, nonostante la relativa antropizzazione. Le scarpate naturali, che raggiungono la massima altezza di circa cinquanta metri nella zona di Pinzano sulla sua riva destra, diminuiscono addentrandosi nella pianura e rimangono visibili fino alla confluenza con il Cosa e si disperdono nella pianura poco più a valle dell’abitato di Aurava. Furono registrate diverse decine di esondazioni nel corso dei secoli dal XIII secolo a oggi. Le piene che ebbero carattere catastrofico furono dieci dal 1578 al 1966. Nessuna di esse riguardò la grava e le abitazioni della Richinvelda.

La flora del Tagliamento è molto ricca soprattutto nel tracciato di medio corso nelle zone montane attorno ad Amaro. Il variegato regno minerale e vegetale si suddivide in tre fasce: nel greto attivo e ghiaioso caratterizzato da vegetazione erbacea in grado di sopportare le inondazioni; nell’ambiente magredile simile a quello del Meduna il quale è composto da arbusti, pioppi neri, salici bianchi, e dalle isole vegetali i “salets” nella lingua friulana; gli spazi golenali dove si trovano i pioppi bianchi, gli ontani neri, ove si rifugiano uccelli e insetti in caso di piene. L’aspetto selvaggio e originario del Tagliamento si rispecchia anche nella fauna ricca di specie perlopiù scomparse nel resto della Pianura Padana, a causa dell’azione antropica di coltivazione o edificazione, come il gheppio, la faina, la volpe. Gli uccelli migratori utilizzano il letto del fiume come corridoio per la nidificazione, così gli anfibi posano le loro uova nelle pozze come la rarissima rana di Lataste a rischio di estinzione in altri luoghi. Il Barbo e il Cavedano sono pesci diffusi nel tratto medio-basso. Il torrente Cosa, affluente di destra che nasce dal Monte Taiet a Clauzetto, porta la fauna ittica della trota marmorata, il temolo, il salmerino di fonte ed il gambero di fiume.

Testimone delle civiltà

Come tutti i fiumi, il Tagliamento è stato testimone di antiche civiltà. Come tanti, fra i grandi fiumi, ne è stato protagonista facendo da confine fra le loro terre e sfere di interesse vivendone il passaggio e le vicissitudini. Fin dal IV secolo a. C. segnò il confine tra il territorio dei Carni da quello dei Veneti, stanziati rispettivamente alla sinistra e alla destra del suo corso. Successivamente alla conquista di Roma e alla fondazione di Aquileia, Forum Iulii, Iulia Concordia, Iulium Carnicum, il Tagliamento diventò una delle vie e degli avamposti verso la Pannonia e l’Europa del nord e dell’est. La Strada Romana Postumia passava attraverso il Tagliamento e lambiva il territorio a sud dell’attuale comune della Richinvelda. Strada di papi ed imperatori che nei secoli successivi passarono sul ponte del Tagliamento diretti verso l’Austria. Il Friuli e il Tagliamento hanno sperimentato le invasioni barbariche di Visigoti, Quadi, Unni, Ostrogoti, Eruli, Goti, Longobardi, Avari, Slavi, Franchi, Ungari. Nel Medioevo, il Tagliamento fu il corridoio di acqua interno dell’antica Pieve di St. Georgii de Chosa, una delle poche realtà ecclesiastiche ad avere possedimenti al di qua e al di là di un corso d’acqua. Fu al centro delle guerre napoleoniche, per le quali i paesi attorno furono devastati e dalle dell’imperatore scontratesi contro quelle di Carlo V d’Asburgo. La battaglia, così denominata di Valvasone, svoltasi il 16 marzo 1797 e vinta dalle armate francesi determinò la successiva pace di Campoformio e l’annesso Trattato stipulato il 17 ottobre nel paese friulano distante venti chilometri dal Tagliamento. Si narra che sia stato lo stesso Bonaparte a dare il nome “Ponte della Delizia” a quel collegamento sopra il fiume che tuttora porta da Valvasone a Codroipo. Sulle facce interiori dei pilasti delle grandi arcate dell’Arco di Trionfo di Parigi sono incisi i nomi delle grandi battaglie della rivoluzione e dell’impero francesi. Nella terza colonna dell’immagine, dopo il secondo separatore decorato il nome “Tagliamento”.

Il Tagliamento – Arco della Pace di Milano

Sconfitto Napoleone e celebrata la pace europea l’Arco Trionfale costruito a Milano nel 1807 fu dedicato alla pace conseguita dopo il Congresso di Vienna e ribattezzato quindi Arco della Pace di Milano. Sopra la sua trabeazione sono collocate le personificazioni dei quattro fiumi principali del Regno Lombardo-Veneto: il Po, il Ticino, l’Adige e il Tagliamento. Dal Risorgimento passiamo alla Prima Guerra Mondiale dove con la disfatta di Caporetto nell’ottobre 1917 esso fu attraversato dagli austro-germanici lasciando dietro di sé una scia di soldati italiani allo sbando, feriti e demoralizzati che passavano sul ponte della Delizia e sul suo greto centinaia di cadaveri di uomini e cavalli. Sperimentò l’occupazione tedesca anche nella Seconda Guerra Mondiale. Ad esso fu dato il nome al Reggimento Alpini che combatté con la Repubblica Sociale Italiana. Nel dopoguerra, il nord est Italia e in particolare il Friuli-Venezia Giulia furono terreno strategico per la guerra fredda ed a più alto rischio in vista di un’eventuale futura invasione da parte dell’U.R.S.S. o degli stati satelliti. Per tale motivo il Tagliamento fu ritenuto linea di difesa bellica.

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Ora il nostro viaggio per i paesi e i luoghi della Richinvelda è terminato. Dal Ponte della Delizia non ci resta che dirigersi verso Valvasone, oltrepassare il centro ed entrare ad Arzene, quindi da via Sant’Elena proseguire per via don Paolo Fabris e poi via Crips percorrendo tutto il tratto di strada in mezzo al verde che separa questo paese da Domanins. Infine, fare rientro a Domanins nella via Borgo Leone per chiudere il cerchio del viaggio nella Richinvelda.